L’altruismo di una semplice fanciulla, prigioniera di guerra, che incoraggia il suo padrone, malato di lebbra, a chiedere la guarigione di Dio per mezzo del profeta Eliseo.
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Naaman era uno dei più valorosi capitani dell’esercito del re di Siria. Per merito suo, in quel periodo, avevano conquistato diversi territori, anche dalla parte del Regno d’Israele. |
Nell'ultima battaglia contro Israele, Naaman fece prigioniera una fanciulla. Decise di portarla a casa, per aiutare sua moglie nelle faccende domestiche. |
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La moglie del capitano gradì molto il “regalo”, e subito si impegnò per rendere più piacevole il soggiorno obbligato della fanciulla. |
Ben presto, la fanciulla si senti come una di famiglia; i suoi padroni la trattavano bene e lei svolgeva alacremente i lavori domestici. |
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Però, il quella casa, dove sembrava che tutto andava bene, c’era un grosso problema che recava molto dolore alla padrona. |
Il capitano Naaman era lebbroso. La lebbra è una brutta malattia inguaribile (certe volte anche contagiosa) che, giorno dopo giorno, corrode le parti del corpo dove si attacca: sfigura i visi, consuma le mani, le braccia, i piedi… tutto. |
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Ovviamente, man mano che la malattia si andava evidenziando causava stupore e ripugnanza alle persone con le quali veniva a contatto. Persino la relazione con il re veniva compromessa e, di conseguenza, anche il suo incarico di capitano dell’esercito. |
Nel sentire quella brutta notizia, la fanciulla si dispiacque, ma si ricordò che nella regione dove stava lei prima c’era un profeta di Dio, chiamato Eliseo, che spesse volte aveva guarito delle persone. Così propose al suo padrone di andare da Eliseo, il quale avrebbe pregato Dio per lui, per essere guarito.
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Sembra strano che un padrone prende consigli da una schiava, straniera e… piccola. In effetti, la fermezza della fanciulla ha convinto i suoi padroni, che acquistarono, così, una nuova speranza; una speranza che li mise in azione. |
Subito Naaman andò dal re per chiedere il consenso a lasciare il Paese per recarsi in terra straniera, in Israele, alla ricerca del profeta che lo avrebbe liberato dal quel terribile male. Volentieri il re acconsentì… in questo modo avrebbe ricuperato un valido elemento.
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Naaman, dopo aver caricato dei doni, partì alla volta di Israele; non vedeva l’ora di incontrare il profeta e magari assistere a qualche rituale straordinario. Pensava che per realizzare un miracolo di guarigione si dovevano fare delle cose eccezionali, fuori dal comune. |
Il profeta Eliseo, quando vide il carro di Naaman, da lontano, mandò il suo servitore all'incontro, dicendogli che per ricevere la guarigione doveva bagnarsi sette volte nelle acque del fiume Giordano. Le aspettative del capitano sono state deluse; si aspettava che il Profeta andasse da lui, con gli onori dovuti, che avrebbe fatto i rituali del caso ed altro… in effetti era arrivato il capitano dell’esercito siriano…
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Naaman voleva ritornarsene indietro, ma all'insistenza dei suoi servitori, ubbidì al comando del profeta e… meraviglie delle meraviglie, dopo l’ultima immersione la lebbra scomparve dal suo corpo. Immaginate la gioia di Naaman…
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Con gratitudine offrì dei doni al Profeta, riconoscendo la grandezza del Dio d’Israele, il vero Dio. Eliseo rifiutò i doni di Naaman: non voleva far credere che le benedizioni di Dio si ottengono per scambio o per mezzo di offerte. La lezione è servita al capitano, il quale promise ad Eliseo che avrebbe fatto tesoro di quella salutare ed istruttiva esperienza.
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Naaman ritornò a casa cambiato nel corpo e nel cuore… con la gioia della fanciulla. Da allora in poi in quella casa si sarebbe servito ed adorato il vero Dio, che ama tutti gli uomini... anche i Sirii, e che risponde alle preghiere di coloro che non si inorgogliscono davanti a Lui e che accettano la sua Parola. |
L'intero racconto originale lo puoi leggere nella Bibbia, nel libro di 2 Re cap. 5
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