Miriam collabora con i genitori (e con Dio) nel realizzare il piano per la salvezza del suo fratellino Mosè.
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Tanto tempo fa viveva in Egitto una bambina chiamata Miriam. Miriam, con la sua amica, andava spesso alle rive del fiume Nilo a giocare. |
L’Egitto era una zona dove faceva molto caldo. Anche la figlia del Faraone andava spesso al fiume per rinfrescarsi e fare delle passeggiate insieme alle sue ancelle. |
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Miriam era israelita, e i suoi genitori, come tutti gli altri, erano impiegati come schiavi dal Faraone, per la costruzione dei suoi palazzi e delle piramidi. |
Un giorno la mamma di Miriam dette un lieto annuncio: era in attesa di un bambino. A quella notizia Miriam fu molto felice, sperando che fosse un maschietto, così poteva giocare con lui. |
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Miriam era felice col fratellino, per lei era una cosa nuova e bella; aiutava la mamma ad accudirlo. Ma quello che gli piaceva di più era giocare con lui.
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Un giorno però, arrivò una brutta notizia: Faraone aveva dato ordine di uccidere tutti i neonati, figli degli israeliti. Faraone si preoccupava che la loro crescita numerica poteva essere una minaccia per gli egiziani. |
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In casa di Miriam, come in tutte le altre case degli ebrei, vi era costernazione e pianto; ma i suoi genitori erano fiduciosi in Dio, che avrebbe fatto qualcosa, in un modo o nell'altro, per la salvezza del piccolo. Per prima cosa, dovevano cercare di tenere nascosto il piccolo, il più tempo possibile. |
Dopo diversi giorni, alla mamma gli venne in mente un’idea: nascondere il bimbo in una cesta e lasciarlo alle acque del fiume, con la speranza che Dio avrebbe fatto il resto.
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E così hanno fatto. A malincuore portarono la cesta, con dentro il bimbo, al fiume e la lasciarono andare sulle acque, vicino al posto dove solitamente la figlia di Faraone andava a farsi il bagno. |
I genitori ritornarono, così, a casa, ma Miriam rimase lì, preoccupata per la fine del fratellino, per vedere quello che sarebbe successo. E da lontano seguiva la cesta lungo il corso del fiume. |
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Dopo qualche tempo di navigazione, la cesta si impigliò nel canneto dove usava intrattenersi la figlia di Faraone con le sue ancelle; quelle, incuriosite, presero la cesta e la portarono dalla loro padrona.
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Con loro sorpresa, all'apertura della cesta, hanno trovato un bel bimbo. La figlia di Faraone lo volle prendere con se, come un regalo dal Cielo, ben consapevole che era un figlio degli schiavi ebrei. |
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Vi era, però, un problema: la principessa non poteva allattare il bambino e non conosceva nessuno che poteva accudirlo per mantenerlo in vita. Allora, Miriam, intelligentemente, si presentò alla figlia di Faraone, proponendo sua madre come balia per il bimbo. |
La principessa acconsentì e affidò il piccolo ai veri genitori, con l’obbligo di restituirlo allo svezzamento, cioè sino a quando sarebbe stato in grado di mangiare cibo solido. Così, con l’aiuto di Dio, il piccolo Mosè è stato salvato, ed è stato con i veri genitori senza la minaccia di essere ucciso. Sicuramente Dio aveva in programma di fare qualcosa di particolare con il piccolo Mosè... |
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L'intero racconto originale lo puoi leggere nella Bibbia, nel libro di Esodo cap. 2
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